venerdì 21 settembre 2018

 



Capitolo XXIV

 

(trascrizione a cura di Giovanni Lo Presti, Salvatore Salmeri e Massimo Tricamo)

 

3 aprile 1720

Ennesimo disertore A 3 aprile. Venne un desertore spagnuolo di fanteria fuggito dalle sue truppe disperse per questo Regno.

 

4 aprile 1720

Altro disertore spagnolo A 4 aprile. Pure capitò altro fante spagnuolo, qual desertò dalle sue truppe. E prese[ro] la fuga dallo Scaro di Brolo tanto questo, come l’altro del giorno antecedente. Non riferirono cosa essenziale.

 

5 aprile 1720

Gli spagnoli pronti a lasciare la Sicilia, ma pretendono che gli oneri della loro partenza siano a carico della corona imperiale A 5 [aprile]. Capitò una nave inglese in questo Porto, venuta solamente per farsi provisione d’acqua. Riferì il padrone di essa aver partito da Trapani diece giorni innanzi. Nella quale città publicamente s’attestava essersi conclusa la pace tra sua Maestà Cesarea e Catolica con il Re di Spagna. E che tutto l’esercito spagnuolo col marchese di Lede, vicerè, unitamente con tutti gli altri officiali e comandanti, dovessero slogare da questo Regno conferendosi nella Spagna. Anzi, riferiva che intanto non s’abbia principiato a farsi la partenza [da parte degli spagnoli] col preparamento necessario stanteché gli [stessi] spagnuoli pretendevano nello trasporto il tutto farsi a spese di Sua Maestà Cesarea e Catolica, essendo [invece] differente l’opinione del signor generale de Mercij, volendo questi che seguisse a spese proprie di detti spagnuoli. Si stavano attendendo le notizie veridiche. E con tutto che in questa città si tiene detta pace concertata - e per relazioni venute da Messina, e da molte parti del regno - nondimeno si sta con molt’attenzione e gusto universale di sapersi il medollo per consuolo di tutto il Regno.

 

6-14 aprile 1720

Si predispongono pattugliamenti per far fronte alle diserzioni dei militari imperiali da Milazzo. Diserzioni anche da parte spagnola A 6 aprile sin a 24. Continuamente, e quasi ogni giorno, hanno desertato da questa città molti soldati tudeschi. E s’ha avuto notizia che s’hanno incaminato nella fuga per la Marina di Ponente, passando nelli territorij della città di Puzzo di Gotto e del Castroreale. Perloché da questo signor coronello comandante del regimento di Mastarhemberg [Guidobald von Starhemberg oppure Maximilian von Starhemberg, ndr], Gio. Daniele barone di Furstembusch, comandante in questa Piazza, s’hanno inviato espressi alli giurati di detta città che si ponessero guardie nelli loro territorij per evitarsi la fuga di detti soldati, altrimenti - oltre la pena del castigo - si faranno pagare detti soldati fuggiti a prezzo condecente. Poiché s’ha penetrato che quei paesani, per esser molt’affezionati alli spagnuoli, non solamente avrebbero arrestato detti desertori, pure l’avrebbero fatto la scorta con instradarli per ritrovar le truppe di Spagna.

Inoltre, in questo tempo hanno continuato molti spagnuoli - desertando dalle loro truppe che esistono vicino Palermo - à refugiarsi in questa città. Raccontano mille dicerie e nulla di sodo, asserendo che il marchese di Lede, viceré delli Spagnuoli, sia col campo vicino Palermo. Nel quale non esistono molte truppe. E che in quei territorij hanno seguito devastamenti di molti lochi e feghi per la necessità di legna e fascine per farsi trinciere.

 

Il traguardo della pace si allontana Hanno passato molte navi e tartane, così inglesi come francesi e di Genova, venute da Trapani. Raccontano che le speranze della pace sono state andate in fumo e che il nostro esercito tudesco, sotto la condotta del signor generale de Mercij, vada in traccia di quello delli spagnuoli per desolarlo dell’intutto. E che nell’esercito nemico molto si patisce per la scarsezza di denari, andando molt’attrassati [arretrati, ndr] nelle paghe nonché [non solo, ndr] l’officiali, pure gli soldati. Onde non si possono evitare le storzioni e ladronecci delle truppe per vivere.

 

19 aprile 1720

Cappellano francese del regimento Borgogna, creditore di quattordici mesi di salario, ne recupera soltanto due. Fornisce informazioni sulle truppe imperiali e spagnole a Palermo, da dove proviene 19 aprile. Passò un cappellano del regimento di Borgogna di nazione francese. Attesta che nell’esercito spagnuolo si ritrova molta carestia di denari ed esso dovea conseguire quattordeci mesi del suo salario. Perloché richiese la licenza e forzatamente puotè conseguire la paga di due soli mesi per il viaggio, attestando che venne per barca da Palermo sin a Patti, da dove per la terra sin in questa città. Specialmente racconta che l’eserciti sono non molto lontani l’uno dell’altro vicino Palermo da puochi miglia, tutti due ben quartierati colle sue [loro, ndr] trinciere. E sotto li 22 di questo mese passò in Messina, dove s’imbarcherà per conferirsi nel suo paese.

 

20 aprile 1720

Il generale Sarmi, vicerè di Sardegna, naviga verso Trapani per incontrare il conte di Mercy A 20 aprile. Passarono alcune navi per andar in Trapani, sopra le quali era imbarcato il signor baron Sarmi generale d’arme per Savoia col titolo di Viceré di Sardegna. Dovendo [questi] convenirsi col signor generale Mercij per prendersi le loro misure convenienti.

 

Arrestati, per ordine del comandante della Piazza di Milazzo, amministratori municipali di Castroreale e Pozzo di Gotto per la perdita di alcune mule da parte dell’esercito imperiale. Vessazione del colonnello Rumso che costringe un aristocratico di Milazzo a firmare una cambiale (“polisa”) quale risarcimento delle mule perdute Da molti giorni che sono stati trattenuti in questa città, d’ordine di questo signor coronello comandante, due Giurati col Sindaco della città del Castro Reale ed altrettanti da quella di Puzzo di Gotto come prigionieri. Col motivo che molti mesi adietro furono prese alcune mule dell’ufficiali tudeschi - in tempo che stavano foraggiando nelli territorij di detta città e specialmente nella contrata dell’Acqua Calda - con essere stati assaltati alcuni soldati che l’aveano in cura d’alcune truppe spagnuole. Perloché dal coronello Rumfo, qual commora in questa città, come il più interessato sopra la presa di dette mule, si ricorse a Sua Eccellenza per ricuperarsi il prezzo di detti animali contro l’abitatori di dette città. Poiché s’attestava che le dette truppe nemiche per far detta preda fossero state chiamate da detti paesani. Anzi, da essi scortate. E rimessa la causa al signor Don Guglielmo Colonna, giudice della Regia Gran Corte in Messina, si diede la delegazione al signor Don Giovanni Colonna, suo fratello [nonché] capitano di giustizia di questa città [di Milazzo]. Il quale, conferitosi in Puzzo di Gotto, non puotè indagare né procedere contro gli delinquenti. E retornato senz’alcun adimplimento. Ma il signor coronello Rumfo, restando defraudato nelle sue speranze, amichevolmente chiamò al Colonna capitano e forzollo a far[g]li una polisa in tavola a vista di doble centoventi, prezzo richiesto di dette mule perse, tanto che il Colonna, per non soggiacere a maggior inconveniente, acconsentì a sottoscriver la polisa. Ed uscito dalla casa del coronello, fece con serio sentire al fratello, giudice in Messina, la violenza fatta[g]li dal detto coronello. E conosciuta da Sua Eccellenza la sua insolenza, s’ordinò a questo coronello-comandante  che facesse restituire detta polisa, com’infatti si fece. E si prese la briga il medemo comandante di far recuperare al colonello Rumfo il prezzo di dette mule derubbate. Che però sequestrò in questa città li sudetti Giurati con li sindachi di dette città, restando prigionieri. Ed infine, questi, per esser liberati, furono costretti pagare le doble centoventi, tassati quei del Castro Reale in numero di ottanta e quei di Puzzo di Gotto in numero di quaranta. E così se ne retornarono fatto il pagamento nelli loro paesi, il che seguì a 20 aprile.

 


 
 
Vettovaglie vendute a caro prezzo, peraltro di pessima qualità Per tutto questo tempo persiste la carestia delli viveri in città, poiché si magna il pane ad onze venti per grana otto e di malissima qualità. E con fetore intolerabile, poiché si panizza con farine - comprate dal dottor Don Antonino Cumbo a prezzo rigoroso - venute da Calabria da più mesi, meschiate con molti legumi. Il vino vale molto caro e nel generale si beve quello venuto da Calabria a prezzo caro, a grana 10 ed otto e 6 il quartuccio, ed alcuna porzione a grana 5, ma questo è di bassissima condizione, tanto che si beve senz’acqua non avendo corpo alcuno. Ma tutti sudetti vini sono tinti. Che danno nel rosso fatti con mistura di legni, minerali o altro. Che se lasciamo resedere per breve spazio si scorge la residenza della mistura, macchiando il vaso dove è riposto col color rosso che da nel negro. Le legumi, allorché si ritrovano, non esistendo di continuo, di caro prezzo. Le paste di mala qualità e carissime. Infine, ogni specie di vettovaglie è di prezzo carissimo, venendo ogni cosa dal Regno di Napoli e di Calabria. E molto si patisce di carni così grosse, come minute, vendendosi la vacca per genco [vitello, ndr] a grana 26 rotolo e montoni pure a 26 grana il rotolo, che vengono pure da Napoli e Calabria.   

 

Assenza di disposizioni da parte del comandante della Piazza barone Fürstenbusch Da questo signor coronello-comandante non s’hanno lasciato le commissioni rigorose per tutta questa Comarca per l’appronto di legna e fascine per le truppe e per il pane di monizione, come pure per accomodarsi le trinciere.   

 

Gli amministratori comunali (“giurati”) confermati nella carica dal viceré, pare grazie a raccomandazioni. Peraltro il Barca non manca di esprimere - in modo invero poco chiaro - giudizi tutt’altro che lusinghieri sui giurati per la cattiva gestione della carestia Li signori Giurati furono confirmati da Sua Eccellenza. Puol’essere che avesse seguito per mezzo di mercemonia d’alcun ministro. Ciò facilmente avviene per aversi sperimentato più volte, precise in questa città, magiormente in questi tempi per esser molto profittevole tal carica, non avendosi posto in equilibrio (come per il passato) il patrimonio della città. Oltrechè concorrono molt’avanzi nelli superiori, specialmente nelle vettovaglie, le quali per esser in molta scarsezza, non  s’invigila nello smaltimento [consumo, ndr] di quelle. Anzi, piacesse a Dio che non si facesse la carestia per mezzo di chi dovrebbe per obligo evitarla. Avendosi osservato che s’aumentano li prezzi, specialmente nelli frumenti e farine, a doppio dal valore della compra, trameschiandosi gli interessi pure del denaro esitato. È così grande il divario che nemeno si può esplicare. Almeno che gli poveri, li quali non tengono capitali di comprarli in grosso, ricevessero la sodisfazione magnarli di mediocre qualità! Ma s’ha visto esser fetidi e cattivi. E sopra ciò non si da cura alcuna, forse che concorresse il participio di chi dovrebbe evitar tal inconveniente. Li sudetti signori Giurati, per regolarsi a loro modo, prenderanno la possessione di detta loro carica a primo del venturo maggio, per proseguirla per altr’anno intiero.    

 

La criminalità incute timore nei proprietari terrieri Questi poveri cittadini, oltre aver patito rigorosamente li danni della guerra che sin ora concorrono, pure si ritrovano vessati per ritrovarsi nonchè [non solo, ndr] questa Comarca, [pure] tutto questo territorio, con molti fuorasciti al numero di ventiquattro. [Trattasi di] villani colle loro arme che assassinano publicamente. Tanto che uno ha timore di riconoscere nelli suoi poderi e possessioni il modo di reaverli in alcuna parte, e [così tutti] stanno sequestrati in città. Non si penetra cosa alcuna delle nostre truppe verso Palermo e di quelle dell’inimici. E benché si riferissero alcune specialità, per esser differenti tra esse ed in un medemo giorno, si stimano tutte dicerie insussistenti.

 

Partenza dalla Calabria di tremila cavalli destinati a Trapani. Nominati i funzionari di polizia municipale (“acatapani”) Venne notizia che nella Calabria si ritrovano da tremila cavalli rimessi dal nostro sovrano per passare verso Trapani ed unirsi con tutto l’esercito. E non si trattano più notizie di pace. Venne lo scrutinio delli Giurati con esservi posti l’accatapani.

 

1 maggio 1720

Passaggio di bastimenti da Milazzo Primo maggio. Passò un comboglio di navi inglesi con truppe tudesche. Altro comboglio da Messina con truppe per andare in Palermo.

 

2 maggio 1720

Sui reggimenti Seckendorff e Bayreuth A 2 maggio. Partirono da 60 soldati per Lipari. Si dice che si muterà quel regimento. Da più giorni che nel porto s’ha trattenuto una nave inglese per condur le truppe del regimento di Sekcendorf verso Palermo. E venute altre due navi, fecero la partenza, restando in questa il regimento di Paraith.

 

3 maggio 1720

Racconto di un ex cannoniere dell’esercito piemontese A 3 maggio. Venne in questa [città] Don Giovanni Luodo, il quale nel tempo dell’assedio era cannoniere delli regimenti di Savoia. Si partì per la Comarca, si trasferì in Palermo [e] prese partito [si arruolò, ndr] nelli Spagnuoli. Dalli detti se ne fuggì, fu arrestato in carceri e quest’oggi se ne venne in questa città. Racconta che gli Spagnuoli sono molto stretti dalli Tudeschi vicino Palermo, il quale [la qual città, ndr] serrò le porte. E le navi inglesi di continuo gettano cannonate per discacciare li Spagnuoli, li quali hanno fatto molte trinciere da Monreale sino a Palermo con il guasto di tutto il paese.

 

5 maggio 1720

5 maggio. Non si possono narrare gli furti e di giorno e di notte delli soldati.

 

6 maggio 1720

Prosegue la penuria dei viveri, venduti a prezzi esorbitanti 6 maggio. Non ha cessato la scarsezza del pane, continuando ad onze diece per quattro grana. E di mala qualità, specialmente panizzandosi le farine che vennero da Messina. Il vino da Calabria tutto tinto, le carni scarsissime e di caro prezzo. Ed attesa la carestia del pane e del vino e di caro prezzo, tutta quella poca vettovaglia che viene da fori, condotta dalla Comarca convicina, si vende a prezzo molto alterato e sinora non s’ha dato metodo alcuno.

 

Finalmente la Pace Venne notizia che la pace si stabilì tra gli Spagnuoli e Tudeschi, con dover evacuare questo Regno e quello di Sardegna li sudetti Spagnuoli. Li quali si retirarono nelle parti convicine da Palermo.Venne il bando della pace.

 

Scende il prezzo delle vettovaglie grazie alla ripresa dei traffici coi comuni dell’hinterland: argomentazioni non molto chiare dell’Autore S’ha aperto la Comarca, calando [di conseguenza] vettovaglie e formenti di prezzo molto tenue, arrivando sino a tarì 6 il tumino. Perloché, ritrovandosi in città da 70 salme di formento comprato carissimo, smaldendosi nel magazeno a tarì 10 e grana [segue lacuna nella copia, ndr], si promulgò banno [bando, ndr] che non si dovesse smaldire altro formento, tanto per il generale quanto nel particolare, tolto che quello che si ritrovava comprato. Colla proibizione alli fornari di poter impastare altre farine, solo per aversi il pane mercato. Giaché ha persistito sino a 25 di questo mese sopra onze 10 per ogni quattro grana e durerà per altro puoco tempo. E vedendosi che, nonostante la proibizione, alli fornari nel comprarsi frumenti dalle redine non si ritrova lo smaldimento come dovrebbe seguire dalli Giurati, s’hanno intimato tutti li paesani e cittadini - e pure li principali - che si prendessero detto formento con la tassa stabilita, ad effetto che non avesse da magnare il pane carissimo il solo povero. Vedremo l’esito.

 

Pubblicazione del bando della pace Da questo signor comandante barone di Fruscembursch [Fürstenbusch, ndr] si affissero nelle publiche piazze gli bandi di detta pace. Bando della pace con l’indulto con la luminaria per tre giorni. E di più ha inviato serij per tutta  la comarca sino a Masso [località di ardua trascrizione, ndr] per venire gli giurati e capitani all’obedienza. Ed infatti hanno venuto liberamente.

 

15 maggio 1720

A 15. Venne Paolo Zangla di Puzzo di Gotto. Fu rimesso liberamente.

 

15 maggio 1720

25 [maggio]. Venne Don Francesco Oliveri di Puzzo di Gotto: seguì l’istesso.

 

21 maggio 1720

21 [maggio]. Partì Francesco Giunta per prendere possesso del capitan d’arme di Patti.

 

29 maggio 1720

29 [maggio]. Dimani partiranno Don Saverio Lombardo, come capitan d’arme di San Marco, e Don Francesco Paulillo per quello di Naso.   

 

Requisiti nel Porto di Milazzo i bastimenti destinati a trasportare le truppe nemiche da Palermo alla Spagna  Da più giorni, e dac[c]hè si stabilì la pace, tutte le imbarcazioni che hanno capitato in questa [città], d’ordine del comandante, s’hanno impedito [sono state requisite, ndr] per condursi in Palermo a[llo scopo di] tragittare fori regno li Spagnuoli, secondo li patti della pace. La quale si dice che seguì secondo la Quatruplice Allianza fatta in Haja.

 

I residenti dell’hinterland dispiaciuti per la partenza delle truppe spagnole  L’abitatori e li villani della Comarca, per essere stati affezionati alli Spagnuoli, non hanno potuto fingere il loro dissapore per la partenza di quelli. E forse che avesse seguito il medemo [inconveniente] in alcuni di questa [città].

 

Il viceré imperiale si stabilisce a Palermo Da più giorni s’ha inteso che Sua Eccellenza s’abbia posto in ordine per condursi in Palermo colla corte.

 

Fine dell’opera che si chiude con un auspicio Devono descriversi altre notizie sussequenti, forse non tanto lagrimevoli, che tengo in  petazzi [appunti, ndr]. Se avrò tempo il tutto esplicherò.