Capitolo XXIV
(trascrizione
a cura di Giovanni Lo Presti, Salvatore Salmeri e Massimo Tricamo)
3 aprile 1720
Ennesimo disertore A 3 aprile.
Venne un desertore spagnuolo di fanteria fuggito dalle sue truppe disperse per
questo Regno.
4 aprile 1720
Altro disertore spagnolo A 4 aprile. Pure
capitò altro fante spagnuolo, qual desertò dalle sue truppe. E prese[ro] la
fuga dallo Scaro di Brolo tanto questo, come l’altro del giorno antecedente. Non
riferirono cosa essenziale.
5 aprile 1720
Gli spagnoli pronti a lasciare la Sicilia, ma
pretendono che gli oneri della loro partenza siano a carico della corona
imperiale A
5 [aprile]. Capitò una nave inglese in questo Porto, venuta solamente per farsi
provisione d’acqua. Riferì il padrone di essa aver partito da Trapani diece
giorni innanzi. Nella quale città publicamente s’attestava essersi conclusa la pace
tra sua Maestà Cesarea e Catolica con il Re di Spagna. E che tutto l’esercito spagnuolo
col marchese di Lede, vicerè, unitamente con tutti gli altri officiali e
comandanti, dovessero slogare da questo Regno conferendosi nella Spagna. Anzi,
riferiva che intanto non s’abbia principiato a farsi la partenza [da parte
degli spagnoli] col preparamento necessario stanteché gli [stessi] spagnuoli
pretendevano nello trasporto il tutto farsi a spese di Sua Maestà Cesarea e
Catolica, essendo [invece] differente l’opinione del signor generale de Mercij,
volendo questi che seguisse a spese proprie di detti spagnuoli. Si stavano
attendendo le notizie veridiche. E con tutto che in questa città si tiene detta
pace concertata - e per relazioni venute da Messina, e da molte parti del regno
- nondimeno si sta con molt’attenzione e gusto universale di sapersi il medollo
per consuolo di tutto il Regno.
6-14 aprile 1720
Si predispongono pattugliamenti per far fronte alle
diserzioni dei militari imperiali da Milazzo. Diserzioni anche da parte
spagnola A
6 aprile sin a 24. Continuamente, e
quasi ogni giorno, hanno desertato da questa città molti soldati tudeschi. E
s’ha avuto notizia che s’hanno incaminato nella fuga per la Marina di Ponente,
passando nelli territorij della città di Puzzo di Gotto e del Castroreale. Perloché
da questo signor coronello comandante del regimento di Mastarhemberg [Guidobald
von Starhemberg oppure Maximilian
von Starhemberg, ndr], Gio. Daniele barone di Furstembusch,
comandante in questa Piazza, s’hanno inviato espressi alli giurati di detta
città che si ponessero guardie nelli loro territorij per evitarsi la fuga di
detti soldati, altrimenti - oltre la pena del castigo - si faranno pagare detti
soldati fuggiti a prezzo condecente. Poiché s’ha penetrato che quei paesani,
per esser molt’affezionati alli spagnuoli, non solamente avrebbero arrestato
detti desertori, pure l’avrebbero fatto la scorta con instradarli per ritrovar
le truppe di Spagna.
Inoltre, in
questo tempo hanno continuato molti spagnuoli - desertando dalle loro truppe
che esistono vicino Palermo - à refugiarsi in questa città. Raccontano mille
dicerie e nulla di sodo, asserendo che il marchese di Lede, viceré delli
Spagnuoli, sia col campo vicino Palermo. Nel quale non esistono molte truppe. E
che in quei territorij hanno seguito devastamenti di molti lochi e feghi per la
necessità di legna e fascine per farsi trinciere.
Il traguardo della pace si allontana Hanno passato
molte navi e tartane, così inglesi come francesi e di Genova, venute da Trapani.
Raccontano che le speranze della pace sono state andate in fumo e che il nostro
esercito tudesco, sotto la condotta del signor generale de Mercij, vada in
traccia di quello delli spagnuoli per desolarlo dell’intutto. E che
nell’esercito nemico molto si patisce per la scarsezza di denari, andando
molt’attrassati [arretrati, ndr] nelle paghe nonché [non solo, ndr] l’officiali, pure gli soldati. Onde non si possono
evitare le storzioni e ladronecci delle truppe per vivere.
19 aprile 1720
Cappellano francese del regimento Borgogna, creditore di quattordici mesi
di salario, ne recupera soltanto due. Fornisce informazioni sulle truppe
imperiali e spagnole a Palermo, da dove proviene 19 aprile. Passò un cappellano del regimento di
Borgogna di nazione francese. Attesta che nell’esercito spagnuolo si ritrova
molta carestia di denari ed esso dovea conseguire quattordeci mesi del suo
salario. Perloché richiese la licenza e forzatamente puotè conseguire la paga
di due soli mesi per il viaggio, attestando che venne per barca da Palermo sin
a Patti, da dove per la terra sin in questa città. Specialmente racconta che
l’eserciti sono non molto lontani l’uno dell’altro vicino Palermo da puochi
miglia, tutti due ben quartierati colle sue [loro, ndr] trinciere. E sotto li 22 di questo mese passò in
Messina, dove s’imbarcherà per conferirsi nel suo paese.
20 aprile 1720
Il generale Sarmi, vicerè di Sardegna, naviga verso Trapani per
incontrare il conte di Mercy A 20 aprile. Passarono alcune navi per andar
in Trapani, sopra le quali era imbarcato il signor baron Sarmi generale d’arme
per Savoia col titolo di Viceré di Sardegna. Dovendo [questi] convenirsi col
signor generale Mercij per prendersi le loro misure convenienti.
Arrestati, per ordine del comandante della Piazza di
Milazzo, amministratori municipali di Castroreale e Pozzo di Gotto per la
perdita di alcune mule da parte dell’esercito imperiale. Vessazione del colonnello
Rumso che costringe un aristocratico di Milazzo a firmare una cambiale
(“polisa”) quale risarcimento delle mule perdute Da molti giorni
che sono stati trattenuti in questa città, d’ordine di questo signor coronello
comandante, due Giurati col Sindaco della città del Castro Reale ed altrettanti
da quella di Puzzo di Gotto come prigionieri. Col motivo che molti mesi adietro
furono prese alcune mule dell’ufficiali tudeschi - in tempo che stavano
foraggiando nelli territorij di detta città e specialmente nella contrata
dell’Acqua Calda - con essere stati assaltati alcuni soldati che l’aveano in
cura d’alcune truppe spagnuole. Perloché dal coronello Rumfo, qual commora in
questa città, come il più interessato sopra la presa di dette mule, si ricorse
a Sua Eccellenza per ricuperarsi il prezzo di detti animali contro l’abitatori
di dette città. Poiché s’attestava che le dette truppe nemiche per far detta
preda fossero state chiamate da detti paesani. Anzi, da essi scortate. E
rimessa la causa al signor Don Guglielmo Colonna, giudice della Regia Gran
Corte in Messina, si diede la delegazione al signor Don Giovanni Colonna, suo
fratello [nonché] capitano di giustizia di questa città [di Milazzo]. Il quale,
conferitosi in Puzzo di Gotto, non puotè indagare né procedere contro gli
delinquenti. E retornato senz’alcun adimplimento. Ma il signor coronello Rumfo,
restando defraudato nelle sue speranze, amichevolmente chiamò al Colonna
capitano e forzollo a far[g]li una polisa in tavola a vista di doble centoventi,
prezzo richiesto di dette mule perse, tanto che il Colonna, per non soggiacere a
maggior inconveniente, acconsentì a sottoscriver la polisa. Ed uscito dalla
casa del coronello, fece con serio sentire al fratello, giudice in Messina, la
violenza fatta[g]li dal detto coronello. E conosciuta da Sua Eccellenza la sua
insolenza, s’ordinò a questo coronello-comandante che facesse restituire detta polisa,
com’infatti si fece. E si prese la briga il medemo comandante di far recuperare
al colonello Rumfo il prezzo di dette mule derubbate. Che però sequestrò in
questa città li sudetti Giurati con li sindachi di dette città, restando prigionieri.
Ed infine, questi, per esser liberati, furono costretti pagare le doble
centoventi, tassati quei del Castro Reale in numero di ottanta e quei di Puzzo
di Gotto in numero di quaranta. E così se ne retornarono fatto il pagamento
nelli loro paesi, il che seguì a 20 aprile.
Vettovaglie vendute a caro prezzo, peraltro di
pessima qualità Per
tutto questo tempo persiste la carestia delli viveri in città, poiché si magna
il pane ad onze venti per grana otto e di malissima qualità. E con fetore
intolerabile, poiché si panizza con farine - comprate dal dottor Don Antonino
Cumbo a prezzo rigoroso - venute da Calabria da più mesi, meschiate con molti
legumi. Il vino vale molto caro e nel generale si beve quello venuto da
Calabria a prezzo caro, a grana 10 ed otto e 6 il quartuccio, ed alcuna
porzione a grana 5, ma questo è di bassissima condizione, tanto che si beve
senz’acqua non avendo corpo alcuno. Ma tutti sudetti vini sono tinti. Che danno
nel rosso fatti con mistura di legni, minerali o altro. Che se lasciamo
resedere per breve spazio si scorge la residenza della mistura, macchiando il
vaso dove è riposto col color rosso che da nel negro. Le legumi, allorché si ritrovano,
non esistendo di continuo, di caro prezzo. Le paste di mala qualità e carissime.
Infine, ogni specie di vettovaglie è di prezzo carissimo, venendo ogni cosa dal
Regno di Napoli e di Calabria. E molto si patisce di carni così grosse, come
minute, vendendosi la vacca per genco [vitello,
ndr] a grana 26 rotolo e montoni pure a 26 grana il rotolo, che vengono pure da
Napoli e Calabria.
Assenza di disposizioni da parte del comandante
della Piazza barone Fürstenbusch Da questo signor coronello-comandante
non s’hanno lasciato le commissioni rigorose per tutta questa Comarca per
l’appronto di legna e fascine per le truppe e per il pane di monizione, come
pure per accomodarsi le trinciere.
Gli amministratori comunali (“giurati”) confermati
nella carica dal viceré, pare grazie a raccomandazioni. Peraltro il Barca non
manca di esprimere - in modo invero poco chiaro - giudizi tutt’altro che
lusinghieri sui giurati per la cattiva gestione della carestia Li signori
Giurati furono confirmati da Sua Eccellenza. Puol’essere che avesse seguito per
mezzo di mercemonia d’alcun ministro. Ciò facilmente avviene per aversi
sperimentato più volte, precise in questa città, magiormente in questi tempi
per esser molto profittevole tal carica, non avendosi posto in equilibrio (come
per il passato) il patrimonio della città. Oltrechè concorrono molt’avanzi
nelli superiori, specialmente nelle vettovaglie, le quali per esser in molta
scarsezza, non s’invigila nello
smaltimento [consumo, ndr] di quelle.
Anzi, piacesse a Dio che non si facesse la carestia per mezzo di chi dovrebbe
per obligo evitarla. Avendosi osservato che s’aumentano li prezzi, specialmente
nelli frumenti e farine, a doppio dal valore della compra, trameschiandosi gli
interessi pure del denaro esitato. È così grande il divario che nemeno si può
esplicare. Almeno che gli poveri, li quali non tengono capitali di comprarli in
grosso, ricevessero la sodisfazione magnarli di mediocre qualità! Ma s’ha visto
esser fetidi e cattivi. E sopra ciò non si da cura alcuna, forse che
concorresse il participio di chi dovrebbe evitar tal inconveniente. Li sudetti
signori Giurati, per regolarsi a loro modo, prenderanno la possessione di detta
loro carica a primo del venturo maggio, per proseguirla per altr’anno intiero.
La criminalità incute timore nei proprietari
terrieri Questi
poveri cittadini, oltre aver patito rigorosamente li danni della guerra che sin
ora concorrono, pure si ritrovano vessati per ritrovarsi nonchè [non solo, ndr] questa Comarca, [pure]
tutto questo territorio, con molti fuorasciti al numero di ventiquattro.
[Trattasi di] villani colle loro arme che assassinano publicamente. Tanto che
uno ha timore di riconoscere nelli suoi poderi e possessioni il modo di
reaverli in alcuna parte, e [così tutti] stanno sequestrati in città. Non si
penetra cosa alcuna delle nostre truppe verso Palermo e di quelle dell’inimici.
E benché si riferissero alcune specialità, per esser differenti tra esse ed in
un medemo giorno, si stimano tutte dicerie insussistenti.
Partenza dalla Calabria di tremila cavalli destinati
a Trapani. Nominati i funzionari di polizia municipale (“acatapani”) Venne notizia
che nella Calabria si ritrovano da tremila cavalli rimessi dal nostro sovrano
per passare verso Trapani ed unirsi con tutto l’esercito. E non si trattano più
notizie di pace. Venne lo scrutinio delli Giurati con esservi posti l’accatapani.
1 maggio 1720
Passaggio di bastimenti da Milazzo Primo maggio.
Passò un comboglio di navi inglesi con truppe tudesche. Altro comboglio da
Messina con truppe per andare in Palermo.
2 maggio 1720
Sui reggimenti Seckendorff e Bayreuth
A 2 maggio. Partirono da 60 soldati per Lipari. Si dice che si muterà quel
regimento. Da più giorni che nel porto s’ha trattenuto una nave inglese per
condur le truppe del regimento di Sekcendorf verso Palermo. E venute altre due
navi, fecero la partenza, restando in questa il regimento di Paraith.
3 maggio 1720
Racconto di un ex cannoniere dell’esercito
piemontese
A 3 maggio. Venne in questa [città] Don Giovanni Luodo, il quale nel tempo
dell’assedio era cannoniere delli regimenti di Savoia. Si partì per la Comarca,
si trasferì in Palermo [e] prese partito [si
arruolò, ndr] nelli Spagnuoli. Dalli detti se ne fuggì, fu arrestato in
carceri e quest’oggi se ne venne in questa città. Racconta che gli Spagnuoli
sono molto stretti dalli Tudeschi vicino Palermo, il quale [la qual città, ndr] serrò le porte. E le
navi inglesi di continuo gettano cannonate per discacciare li Spagnuoli, li
quali hanno fatto molte trinciere da Monreale sino a Palermo con il guasto di
tutto il paese.
5 maggio 1720
5 maggio. Non si
possono narrare gli furti e di giorno e di notte delli soldati.
6 maggio 1720
Prosegue la penuria dei viveri, venduti a prezzi
esorbitanti
6 maggio. Non ha cessato la scarsezza del pane, continuando ad onze diece per
quattro grana. E di mala qualità, specialmente panizzandosi le farine che
vennero da Messina. Il vino da Calabria tutto tinto, le carni scarsissime e di
caro prezzo. Ed attesa la carestia del pane e del vino e di caro prezzo, tutta
quella poca vettovaglia che viene da fori, condotta dalla Comarca convicina, si
vende a prezzo molto alterato e sinora non s’ha dato metodo alcuno.
Finalmente la Pace Venne notizia che la pace si
stabilì tra gli Spagnuoli e Tudeschi, con dover evacuare questo Regno e quello
di Sardegna li sudetti Spagnuoli. Li quali si retirarono nelle parti convicine
da Palermo.Venne il bando della pace.
Scende il prezzo delle vettovaglie grazie alla
ripresa dei traffici coi comuni dell’hinterland: argomentazioni non molto
chiare dell’Autore
S’ha aperto la Comarca, calando [di conseguenza] vettovaglie e formenti di
prezzo molto tenue, arrivando sino a tarì 6 il tumino. Perloché, ritrovandosi
in città da 70 salme di formento comprato carissimo, smaldendosi nel magazeno a
tarì 10 e grana [segue lacuna nella copia,
ndr], si promulgò banno [bando, ndr]
che non si dovesse smaldire altro formento, tanto per il generale quanto nel
particolare, tolto che quello che si ritrovava comprato. Colla proibizione alli
fornari di poter impastare altre farine, solo per aversi il pane mercato. Giaché
ha persistito sino a 25 di questo mese sopra onze 10 per ogni quattro grana e durerà
per altro puoco tempo. E vedendosi che, nonostante la proibizione, alli fornari
nel comprarsi frumenti dalle redine non si ritrova lo smaldimento come dovrebbe
seguire dalli Giurati, s’hanno intimato tutti li paesani e cittadini - e pure
li principali - che si prendessero detto formento con la tassa stabilita, ad
effetto che non avesse da magnare il pane carissimo il solo povero. Vedremo l’esito.
Pubblicazione del bando della pace Da questo signor
comandante barone di Fruscembursch [Fürstenbusch,
ndr] si affissero nelle publiche piazze gli bandi di detta pace. Bando della
pace con l’indulto con la luminaria per tre giorni. E di più ha inviato serij
per tutta la comarca sino a Masso [località di ardua trascrizione, ndr] per venire gli giurati e capitani
all’obedienza. Ed infatti hanno venuto liberamente.
15 maggio 1720
A 15. Venne
Paolo Zangla di Puzzo di Gotto. Fu rimesso liberamente.
15 maggio 1720
25 [maggio].
Venne Don Francesco Oliveri di Puzzo di Gotto: seguì l’istesso.
21 maggio 1720
21 [maggio].
Partì Francesco Giunta per prendere possesso del capitan d’arme di Patti.
29 maggio 1720
29 [maggio].
Dimani partiranno Don Saverio Lombardo, come capitan d’arme di San Marco, e Don
Francesco Paulillo per quello di Naso.
Requisiti nel Porto di Milazzo i bastimenti
destinati a trasportare le truppe nemiche da Palermo alla Spagna Da più giorni, e dac[c]hè si stabilì la pace,
tutte le imbarcazioni che hanno capitato in questa [città], d’ordine del
comandante, s’hanno impedito [sono state
requisite, ndr] per condursi in Palermo a[llo scopo di] tragittare fori
regno li Spagnuoli, secondo li patti della pace. La quale si dice che seguì
secondo la Quatruplice Allianza fatta in Haja.
I residenti dell’hinterland dispiaciuti per la
partenza delle truppe spagnole
L’abitatori e li villani della Comarca, per essere stati affezionati
alli Spagnuoli, non hanno potuto fingere il loro dissapore per la partenza di
quelli. E forse che avesse seguito il medemo [inconveniente] in alcuni di
questa [città].
Il viceré imperiale si stabilisce a Palermo Da più giorni
s’ha inteso che Sua Eccellenza s’abbia posto in ordine per condursi in Palermo
colla corte.
Fine dell’opera che si chiude con un auspicio Devono
descriversi altre notizie sussequenti, forse non tanto lagrimevoli, che tengo in petazzi [appunti,
ndr]. Se avrò tempo il tutto esplicherò.
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